L' infezione da rosolia in gravidanza può rappresentare un serio rischio per il feto. Ecco tutto quello che devi sapere sulla rosolia.
Sommario
Malattia da Rosolia in gravidanza
La rosolia è una malattia esantematica determinata da un virus a RNA denominato Rubi virus della famiglia dei Togaviridae.
La malattia della rosolia ha un decorso benigno ma se contratta in corso di gravidanza è in grado di arrecare seri danni al feto.
Le forme peggiori di contagio da rosolia in donne incinta interessano il primo trimestre di gravidanza; il virus, infatti, è in grado di attraversare la barriera placentare cagionando nella maggior parte dei casi embriopatia malformativa e danni embrio fetali.
Virus rosolia
La rosolia è una malattia infettiva dell'infanzia che interessa i bambini dai 2 ai 10 anni.
Il periodo di incubazione va dai 15 ai 21 giorni con un arco di contagiosità va dalla settimana che precede la comparsa dei sintomi come l’eruzione cutanea fino ai 4 giorni successivi la fine dei sintomi visibili.
Trasmissione della rosolia
Il virus in gravidanza si diffonde per contatto diretto attraverso le vie aeree mediante colpi di tosse, starnuti o per esposizione diretta con secrezioni naso faringee di una persona con un’infezione da rosolia in corso.
Secondo le statistiche un caso su due di infezione da rubeo non provoca nessun sintomo tanto che molti adulti possiedono gli anticorpi per la rosolia anche se non si sono mai accorti di averla contratta.
Generalmente la malattia ha un decorso benigno e si risolve in breve tempo lasciando l’immunità permanente che protegge dalle future infezioni.
Rosolia sintomi, come si manifesta e durata
La malattia della rosolia può avere un decorso asintomatico non provocando sintomi evidenti.
Se i sintomi rosolia si manifestano dopo il periodo di incubazione hanno le seguenti caratteristiche:
Primo giorno di rosolia
Nel primo giorno può esserci un leggero raffreddore con mal di gola e malessere.
Si ingrossano i linfonodi dietro le orecchie e ai lati del collo che possono permanere per 1, 2 settimane.
Secondo e terzo giorno di rosolia
Tra il secondo e il terzo giorno sulla pelle compaiono delle macchie piatte di colore rosa denominate rasch maculo papulare o esantema.
L' esantema affiora prima dietro le orecchie, sulla testa e sul collo e poi si diffonde su tutto il corpo ad esclusione dei piedi.
Se il rush spunta agli occhi compaiono piccole ulcere doloranti.
All’ esantema si può accompagnare:
febbre che generalmente non supera mai i 38, 5 °C;
dolori articolari;
inappetenza.
Quarto e quinto giorno di malattia
Tra il 4 e il 5 giorno le macchie cominciano a ridursi e quando scompaiono non desquamano.
Dopo il sesto giorno di rosolia
Dal 6 giorno si inizia a stare meglio e pian piano si torna alla normalità anche se fino al 10 giorno si è ancora contagiosi.
Rosolia sintomi
I sintomi della rosolia sono:
rash maculopapulare;
linfonodi ingrossati;
febbre
dolenza muscolare;
dolore articolare.
Rosolia positiva in gravidanza
Fin dalla più tenera età si sente parlare di quanto sia importante per le donne contrarre la rosolia per avere l’immunità alla malattia.
La rosolia in gravidanza non rappresenta un rischio per la futura mamma, tuttavia, gli effetti della malattia sul feto possono determinare un’infezione congenita fetale che ha inizio durante la gravidanza e può permanere per molti mesi dopo la nascita.
La Rosolia in gravidanza rischi
Il virus della rosolia è un rischio per le donne che non hanno mai contratto l’affezione, quindi sfornite di anticorpi anti-rosolia, che contraggono la prima infezione nel corso della dolce attesa.
A tal scopo si consiglia alle donne in età fertile non immuni di sottoporsi a vaccinazione per rosolia in modo da sviluppare una buona immunità in vista di una futura gravidanza.
Rosolia e gravidanza al primo trimestre
Il primo trimestre di gravidanza rappresenta il periodo di maggior rischio per il feto poiché il virus è capace di contagiare l'embrione nel 70- 90 % dei casi provocando aborto, embriopatie e ritardo di crescita.
Un' infezione da rosolia prima della 10 settimana di gestazione esita in aborto nel 90% dei casi.
Rosolia gravidanza al secondo trimestre
Nel secondo trimestre di gravidanza il rischio di infezione si riduce al 25-40 % ma una eventuale infezione può essere un rischio per il feto.
Rosolia in gravidanza al terzo trimestre
Nel terzo trimestre di gravidanza l’infezione materna da rosolia non provoca quasi mai alterazioni fetali gravi dando luogo però nella maggior parte dei casi a sordità congenita del neonato.
Un neonato che ha contratto l'infezione durante lo sviluppo intrauterino può rimanere infettivo anche per mesi dopo la nascita e sviluppare alterazioni e morbosità in un secondo momento.
È necessario però sottolineare che l’infezione embrio-fetale da rosolia non necessariamente provoca fetopatia.
Infezione da rosolia in gravidanza
Quando la donna incinta contrae la rosolia il virus circola liberamente nel sangue materno.
Attraverso la circolazione sanguigna il virus raggiunge la placenta e poiché è in grado di attraversare la barriera placentale provoca contagio e infezione fetale, in questi casi si parla di contagio verticale.
Una volta raggiunto il prodotto del concepimento il virus si moltiplica nel sistema circolatorio fetale provocando danni cromosomici ed alterazioni dell'organogenesi.
Il maggior rischio di passaggio transplacentare si verifica nelle prime 16 settimane di gravidanza.
È da segnalare anche la rara eventualità che un feto si infetti con il contatto diretto con il sangue materno o con le secrezioni cervicali al momento del parto se la madre ha la rosolia nella fase virulenta.
Rosolia congenita
Il periodo di maggior rischio per gli effetti lesivi della rosolia sul feto corrisponde al primo trimestre di gravidanza.
L' embriopatia malformativa provocata dal virus della rosolia consiste:
Anomalie multiple dell’occhio come cataratta e glaucoma;
Anomalie a carico dell’apparato uditivo come sordità congenita e sordità neuro sensoriale;
Cardiopatie congenite;
Anomalie a carico dei grossi vasi soprattutto persistenza del dotto di Botallo e stenosi dell’arteria polmonare;
Anomalie del sistema nervoso con ritardo psicomotorio.
L' effetto lesivo del virus non si esaurisce con l’embriopatia malformativa ma può comprendere anche la fetopatia evolutiva che può aggravare progressivamente il quadro clinico del neonato.
Le manifestazioni lesive del virus sul feto vengono riunite sotto la denominazione di sindrome della rosolia congenita.
I bambini affetti da rosolia congenita possono rimanere portatori del virus per molti mesi o anche per qualche anno dopo la nascita rappresentando una pericolosa fonte di contagio.
Il patogeno una volta raggiunto il feto può rimanere in forma inattiva fino alla nascita per poi riattivarsi improvvisamente determinando patologie quali:
diabete mellito di tipo I;
disfunzione della tiroide;
anomalie oculari quali glaucoma.
Danni della rosolia alla gravidanza
Oltre all' embriopatia e alla fetopatia la rosolia contratta nel corso del primo trimestre di gestazione può determinare:
aborto
morte fetale tardiva
rallentamento di crescita intrauterina.
Le complicazioni per la gravidanza con infezione da rosolia sono tanto più gravi quanto più è la virulenza dell’infezione.
Diagnosi prenatale di rosolia
La diagnosi prenatale di avvenuta trasmissione del virus al prodotto del concepimento può essere fatta mediante il dosaggio di anticorpi specifici IgM nel sangue fetale con funicolocentesi eco guidata.
Ad oggi la tecnica più utilizzata per avere un responso di infezione fetale è l'isolamento del virus nel liquido amniotico mediante amniocentesi.
Recentemente è stato proposto anche un metodo di diagnosi che si basa sulla ricerca di RNA nei villi coriali prelevati con villocentesi, la tecnica anche se promettente ancora viene considerata sperimentale.
Nel caso di prognosi positiva di avvenuta infezione endouterina la diagnosi prenatale non fornisce alcuna notizia riguardo la gravità delle lesioni fetali.
Anticorpi anti rosolia
La diagnosi della rosolia in gravidanza è di tipo clinico e si basa principalmente nel reperimento di anticorpi per rubeo nel sangue materno.
L' esame per la rosolia prende il nome di Rubeo test e rientra tra i test pre-concezionali da effettuare in vista di una gravidanza e tra le analisi del primo trimestre di gestazione, il così detto complesso TORCH.
L’accertamento per la rosolia rileva se il soggetto è immune al patogeno della rubea attraverso il dosaggio di immunoglobuline IgG e immunoglobuline IgM nel siero.
Rubeo test
Il rubeo test serve principalmente:
all' identificazione dei soggetti a rischio;
alla protezione dei soggetti non immunizzati;
alla diagnosi di rosolia nei casi di prima infezione o di reinfezione.
Il controllo per il rubeo consiste in un prelievo di sangue che diagnostica la presenza degli anticorpi IgG e IgM.
La presenza nel sangue di anticorpi IgM indica che la malattia è in corso.
La presenza nel sangue di anticorpi IgG indica che nel passato si è venuti a contatto con la malattia sviluppando anticorpi (rubeo immune).
L’ assenza nel sangue sia degli anticorpi IgG che IgM indica che non si hanno gli anticorpi e che la malattia non è in corso (rubeo non immune).
L’obiettivo del prelievo consiste nell’ identificare precocemente la titolazione anticorpale nel sangue dosando gli anticorpi IgG e IgM.
Vediamo i valori di riferimento e come interpretare gli esami del sangue
Se una donna in gravidanza risulta positiva agli anticorpi IgG e negativa per gli anticorpi IgM significa che ha contratto la rosolia nel passato e il bambino non è a rischio perché la madre è rubeo immune.
Se una donna in gravidanza risulta negativa agli anticorpi IgG e negativa agli anticorpi IgM significa che non ha mai contratto la malattia e per questo è rubeo non immune e quindi bisogna prestare attenzione a non contrarla in gravidanza.
Se una donna in gravidanza ha gli anticorpi IgM positivi è segno di infezione recente, dato che deve essere approfondito con opportuni test di laboratorio per valutare la trasmissione della rubea al feto.
Nel caso in cui la futura mamma sia stata esposta recentemente al contagio ci vogliono alcuni giorni affinché compaiano nel sangue le prime tracce della risposta immunitaria (immunoglobuline IgM) che confermano l’avvenuta infezione.
La presenza di anticorpi anti-rosolia IgM è indice di infezione recente e questo valore rimane elevato per circa un mese dal contagio.
Reinfezione da rosolia
Sebbene di solito la rosolia conferisca immunità permanente vi possono essere dei rari casi di reinfezione sia nelle donne che hanno avuto la malattia in passato, quindi immuni, sia in donne vaccinate.
La reinfezione è molto rara e spesso è la conseguenza di un transitorio episodio di immunodepressione.
Nel corso di reinfezione materna da rosolia il passaggio del virus al feto è molto raro.
Terapia e trattamento
Al momento, non esiste una terapia specifica per la rosolia in gravidanza o per ridurre la trasmissione materno-fetale.
Bisogna aspettare che la malattia faccia il suo corso.
La migliore terapia disponibile per la rosolia consiste nella prevenzione.
Il piano sanitario vaccinale prevede la vaccinazione di tutti i bambini e delle donne non immuni alla malattia con un vaccino vivo e attenuato.
Vaccino rosolia
Le donne in età fertile che ancora non hanno contratto la rosolia dovrebbero sottoporsi a vaccinazione preventiva ed astenersi da un’eventuale gravidanza per un periodo di sei mesi.
Prevenzione contagio rosolia
La prevenzione migliore contro la rosolia congenita è la vaccinazione delle donne non immunizzate.
Il vaccino per la rosolia è costituito da ceppi di virus vivi e attenuati che si iniettano sottocute o che si somministrano per via endonasale.
Se in gravidanza si risultasse non immuni alla malattia sarebbe opportuno evitare tutti quei luoghi fonte di contagio in particolare.
Luoghi chiusi e affollati che non hanno una buona aerazione;
Luoghi frequentati da bambini come asili, scuole, ludoteche e altri luoghi di aggregazione;
Lavare spesso e accuratamente le mani e curare l’igiene sociale.
Rosolia e allattamento
Se la mamma contrae la rosolia durante il periodo dell’allattamento è meglio sospendere l’allattamento per evitare che il contatto diretto estenda il contagio dalla mamma al neonato.
Anche se la rosolia neonatale non comporta solitamente rischi particolari per il feto è sempre bene fare prevenzione.
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